lunedì 28 luglio 2008

La solitudine dei numeri primi.

Finito.

Bello bello bello.

Bello lo stile, bella la storia, belle le emozioni che trasmette.

Bello ma triste...così triste che viene da pensare che per poterle scrivere certe cose, sia necessario esserci passato molto molto vicino...o dentro.

Uno di quei libri che ti si incolla alle mani e non ti lascia scampo. Molto interessante il metodo in cui vengono descritte le azioni e il contesto che vivono i personaggi, ti immerge nel mondo di carta, rendendolo palpabili.

Una miriadi di piccoli dettagli dei gesti, dei pensieri e ambientali costrusicono un mosaico che appena ti allontani un attimo ti mostra un quadro completo, reale, avvolgente.

Non posso fare altro che sperare che Paolo Giordano di tanto in tanto lasci perdere un pò di fisica e scriva ancora.

mercoledì 23 luglio 2008

La solitudine dei numeri primi.

Un titolo di cui vorrei essere il padre, forse perchè è una cosa a cui mi era capitato di pensare...peccato che non abbia mai avuto un testo da mettere dietro a quella frase!

Paolo Giordano, uno sbarbatello classe 1982, esordiente, con il pedegree sbagliato( si laurea in fisica e pensa di essere capace a scrivere libri)... cosa fa?

Mi vince il premio Strega 2008.

Appena arrivato a casa il volumetto, ne ho divorato i primi 2 capitoli, poco più che l'introduzione al Mondo di Alice la zoppa, e di Mattia quello venuto bene dei due...

Un libro che non potevo proprio mancare.

La solitudine dei numeri primi, 304 pagine, edito da Mondadori.


lunedì 14 luglio 2008

La fata carabina, fagocitato.

Di Daniel Pennac lessi qualcosa nei preistorici tempi scolastici, ma in quel momento non mi colpi particolarmente, probabilmente era annebbiato dagli obblighi .

Onestamente, mi sono ritrovato a leggere questo libro perchè ero rimasto a secco e in casa mi hanno messo sotto al naso questo "La fata carabina" scritto nel 1987, incuriosito dal titolo non ho saputo resistere.

Sono rimasto piacevolmente colpito dal modo di scrivere, dalle frasi complesse ma non troppo, dai nuovo modi di dire inventati sul momento di cui questo libro è farcito.

Piccoli paradossi che diventano ovvietà, in una storia raccontata dopo averne stropicciato il copione, il giusto necessario per rendere accattivante il tutto.

Un giallo avvincente, una lettura che ti prende con leggerezza ma che non ti fa spegnere la luce...ancora un capitolo e poi basta dai...

Il titolo è geniale e lascia intravvedere il tocco di ilarità un pò macabra che pervade il libro.

Il libro fa parte della serie sulla famiglia Malaussène, in particolare è il secondo.
La copertina dell'edizione italiana Feltrinelli


Ecco invece una delle copertine dell'edizione originale.
 

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